Inside Art – James P Graham

Inside Art March 2016

Tracing the paths of an ancient relationship between man and nature 

by Alessandro Caruso, Associate Editor

What drives a successful Scottish artist to trade his life from the racy pulse of Central London, to refuge in Italian Tuscia….near Civita di Bagnoregio, ‘La Citta che Muore’? Copious amounts of courage certainly, but mostly an obsession for exploring the metaphysical relationship between man and nature. This means embracing a rural lifestyle, and provoking a more distilled approach in artistic practice. For the past few years, James P Graham has been living a country life of arcadian contentment, surrounded by his family, his artworks, and the ruins of ancient Etruria!

In fulfilling his quest to uncover the boundaries of human perception, Graham embraces a dialectic that also uses technology, specifically video installation, to transmit his vision. His most defining work, ‘Iddu’ (2007), is a 360° degree film which immortalises the Sicilian volcano Stromboli. The artist’s vision makes use of the island’s core elements to portray a veritable Eden. Over four years Graham collected imagery using as many as 12 Super 8 cameras simultaneously, with the intention of capturing ultra detailed movement and sound. The result is a really powerful artwork……the artist’s response to the seductive Strombolian cocktail of intense beauty and complete intoxication, revealing his perception of the majestic and unpredictable power of nature, over which mankind has no quarter. The 12 screen 360° installation wraps itself around bemused viewers, placing thembefore the majesty of nature through which they are simultaneously isolated, disarmed, and humbled. This mystical vein and introspective dialogue with the elements is a recurring theme throughout Graham’s projects, producing artworks imbued with ideas around the concept of ‘sacred space’. This, coupled with philosophical, literary, and even biological references directs viewers towards an inner journey. Graham’s practice is defined by two overiding principles. First, ‘intuition’– the catalyst behind the creation of every artwork, and second, ‘resonance’– the result of the work as expressed through the viewer. The sum of these characteristics has made Graham into an internationally recognised and sought-after artist, with works that have travelled the world – including MUDAM Luxembourg, Busan Biennal in South Korea, and Britannic Art Galleries.

Probably the most convincing and heartfelt aspect of his work is the elasticity and versatility of his language. This can be clearly perceived from the mirrored satellite dishes of ‘Calling for the infinite Sphere’. Installed on white plinths, totem-like, each projecting a beam of light into the ether, they somehow highlight the limpid energy of human ancestry. The primordial atmosphere evoked by the large diptych ‘Adam’ and‘Eve’ is also captivating. Photographed on Stromboli, shapes formed in volcanic rock pierce through thick swathes of cloud, suggesting the perfect balance between male and female. Conversely, ‘Suspended animation’is a hanging sculpture consisting of stones configured like vertebrae. Are these stones dead? Not at all. Each stone is suspended by a thin metal wire rendering it almost frictionless to quiver freely in the slightest of air currents.

Video, sculpture, photography and installation: James P Graham cannot be constrained to one specific concept or medium in his art practice. He aids us to comprehend our contemporary reality, he does not need to be among people to fully understand them, and refutes browsing through newspapers to feel connected with society and its fluctuations. To rediscover the authenticity of being, he just needs to watch the stars and interact with the wilderness around him!

James P Graham was born in Windsor, June 21, 1961. In the early years of his career he focused on cinema and photography, producing lucrative advertising campaigns. In the early 2000’s he chose to concentrate on expressing his artistic vision by creating his first works and participating in group exhibitions. Most art critics have discovered Graham courtesy of ‘Iddu’, his most iconic art work, which in 2010 brought Graham to the Busan Biennal in South Korea. He works in a variety of media, specifically choosing the appropriate solution according to the demands of each project.  Traditionally trained in photographic and cinematic practice, Graham particularly enjoys exploiting the interface between analog practices and cutting-edge technology. His work has been recently exhibited in the UK, Luxembourg, Greece, Germany, Australia, Italy and South Korea.

Sulle orme dell’antico rapporto tra uomo e natura

Alessandro Caruso, Associate Editor

Cosa spinge un creativo di successo di origine scozzese, che vive la sua vita tra i grattacieli di Londra lavorando per importanti produzioni pubblicitarie, a venire a vivere in Italia, nel cuore della Tuscia, nei pressi di Civita di Bagnoregio, per dedicarsi a tempo pieno all’arte? Certamente una buona dose di coraggio, ma soprattutto una forte determinazione a dare libera espressione alla propria attitudine, quella di esplorare la relazione metafisica tra l’uomo e il mondo circostante, al punto da reinventare completamente la sua vita e adattarla a un contesto rurale, all’insegna delle emozioni più autentiche. James P Graham da qualche anno vive con la sua famiglia nella sua splendida residenza di campagna, circondato da un ambiente incontaminato, popolato da pochi ma suggestivi segni della mano dell’uomo, tra cui i suoi capolavori artistici e i ruderi etruschi che giacciono non lontani dalla sua casa.

Nella ricerca delle sfaccettature più profonde delle sensazioni umane, Graham non disdegna, tuttavia, una dialettica che si appoggia sul supporto tecnologico, sul linguaggio della videoinstallazione, sulle riproduzioni filmiche della realtà. Come nella sua opera più rappresentativa, Iddu, un film a 360 gradi, che immortala il vulcano Stromboli, in Sicilia. L’isola, con il vulcano, il sole, il fuoco, l’acqua, la terra e le sue creature più ignote, diventa una sorta di Eden per l’artista, che ha impiegato quattro anni per riassemblare tutte le immagini girate da ben 12 telecamere posizionate in luoghi “strategici” per cogliere i minimi dettagli di ogni movimento e rumore. Il risultato è un’opera di grande potenza, la risposta dell’artista alla seducente combinazione di intensa bellezza e forte ebbrezza, derivate dalla visione della maestosa e imprevedibile potenza della natura, su cui l’umanità non ha controllo. L’opera avvolge e coinvolge l’osservatore calandolo in un universo di percezioni che lo isolano e lo disarmano, quasi a ridimensionarne il ruolo al cospetto dell’imponenza della natura. Questa vena mistica e il dialogo introspettivo con gli elementi naturali è una costante nelle ultime produzioni artistiche di Graham. Il suo lavoro è permeato infatti da idee e ricerche che hanno a che fare con la sacralità dello spazio e questo porta a un risultato finale concettuale e immersivo. Le sue opere accompagnano in un percorso interiore, fatto di suggestioni e riflessioni, che attingono immagini e spunti da vari mondi, dalla filosofia alla letteratura, fino alla biologia. Emergono molto chiare le due fasi della ricerca dell’artista: l’intuizione e la risonanza, la prima intesa come elemento catalizzatore per la creazione dell’opera, la seconda come il risultato dell’opera così come espresso attraverso la mente dell’osservatore. Sono queste le caratteristiche che ne hanno fatto un artista apprezzato e richiesto in tutto il mondo. Le sue opere hanno viaggiato dal Mudam Guest House in Lussemburgo, alla Busan Biennal in Corea del Sud, fino ad importanti gallerie britanniche. Quello che convince e appassiona è l’elasticità della sua poetica, che è alla base anche della versatilità del suo linguaggio. Come si evince, tra l’altro, guardando le sue parabole in Calling for the Infinite sphere,installate su blocchi in marmo, come fossero totem, e intente a proiettare un punto di luce sul soffitto, come a indicare ai viventi l’energia frammentata dei loro antenati. O lasciandosi rapire dall’atmosfera primordiale di Adamo ed Eva, una fotografia scattata a Stromboli, che ritrae dei blocchi di pietra che si stagliano tra una folta coltre di nubi e che rappresenta un omaggio all’equilibrio perfetto di uomo e donna. O, infine, in Suspended Animation, una scultura sospesa, composta da un assemblaggio di pietre che ripete una “insolita” colonna vertebrale: semplici pietre morte? Tutt’altro. Graham le mette in connessione innalzandole dal terreno e collegandole con un sottile filo di acciaio, che le fa anche muovere leggermente al passare di un soffio di aria, quasi a rivelare una connessione tra l’umanità e la natura. Video, scultura, fotografia e installazione, James Graham è un artista che non rientra in una determinata categoria accademica. È un interprete puro della contemporaneità, di quelli che non hanno bisogno di stare in mezzo alla gente per capirla, che non sentono la necessità di sfogliare un giornale per sentirsi connesso con la società e con i suoi cambiamenti… Gli basta contemplare le stelle, interagire con la natura che lo circonda per riscoprire l’autenticità dell’esistenza.

James P Graham, nato a Windsor il 21 giugno del 1961, nei primi anni di carriera si è occupato di cinema e fotografia per importanti produzioni pubblicitarie. Nei primi anni Duemila decide di dare espressione alla sua vena artistica che lo ha sempre accompagnato e inizia a realizzare i primi lavori e le prime mostre. La critica si accorge di lui soprattutto dopo la realizzazione di Iddu, la sua opera più rappresentativa, con la quale approda anche alla Busan Biennale (Corea del Sud) nel 2010. Vista la sua formazione tradizionale nel campo fotografico e cinematografico, Graham ama in modo particolare la combinazione di processi analogici e tecnologia altamente sofisticata. Negli ultimi anni i suoi lavori hanno viaggiato molto. Dalla Grecia all’Australia, fino all’Inghilterra.